il cappotto termico in eps

Da molti anni a questa parte il cappotto termico per le costruzioni edili ha interessato una buona fetta di mercato. Sono ancora un po sorpreso di non vedere ancora così tanti corsi per comprendere a pieno il pontenziale di questo particolare costruttivo  che a suo malgrado è parte fondamentale di una casa.

Con il tempo il cappotto termico ha raggiunto notevoli sfumature che lo portano ad un elevato standard di qualità, senza considerare quanto è stato martoriato da esperti “pigri”; pigri che di norma troviamo anche a posare un cappotto termico in eps e nemmeno con qualche decina d’anni si accorgono della loro pigrizia 😀 .

Non ho scoperto l’acqua calda sia chiaro, non sono nato maestro e vi confermo che posare un cappotto termico in eps o in altro materiale non è cosi semplice come lo pensavo tanti anni fa. Cos’è cambiato? Nulla ho solo seguito corsi, convegni, mi sono informato, ecc. Il tutto condito con la coerenza dell’insieme. Ovviamente sottolineo che non tutti i corsi erano cosi professionali come mi aspettavo.

In questo presente guidato più che mai da una corrente più economica che professionale, realizzare un cappotto termico è sempre una soddisfazione che si avvicina ad un apice piacevole. Osservare un cappotto termico finito mi fa sempre riflettere su tutte le mansioni per portarlo a termine, qui piccoli particolari che fanno grande un cappotto termico. Per i più romantici osservare un cappotto termico  è come osservare un tramonto, la fine di un piacevole percorso fatto anche di piccoli particolari. 😀

La nascita dell’eps

La storia di questo materiale ha inizio attorno al 1839 e fu Eduard Simon, uno speziale berlinese. Posso solo avere un immagine divertente, un piccolo negoziante di spezie che mescola qualche sostanza qui e la; qualche piccola esplosione e al mattino seguente, con tutte le fiale ancora sporche ecco li una gelatina  (Eduard le attribuì il nome di Styroloxyd (ossido di stirene)).

Nel 1866 Marcellin Berthelot identificò correttamente il processo come una reazione di polimerizzazione. Utilizzando appropriati catalizzatori di Ziegler-Natta, si può ottenere polistirene sindiotattico, altamente cristallino ma di scarsa importanza commerciale.

Il polistirene viene generalmente venduto in forma di sferette o piccoli chips trasparenti, adatti per essere fusi e iniettati negli stampi o trasformati, per calandratura, in lastre per termoformatura o per l’accoppiaggio. Siamo al punto di svolta il nostro piccolo chimico ha per ora polistirene sinterizzato (PS)

Con un po di aria e di pazienza il nostro ps lo facciamo diventare eps (espanso polistirene sinterizzato) 😀 o forse questa è la mia versione più divertente; il nostro piccolo operaio che gonfia con un piccolo compressore da 2 bar, tutte le palline di polistirolo :-D.

In verità c’è il trucco più economico.  Per ottenere EPS si immerge in acqua granuli di polistirene e aggiungendo all’acqua una quantità di pentano dal 2% all’8%. Quindi si comprime il tutto e il pentano (che è insolubile in acqua) si diffonde nei granuli. I granuli così trattati possono essere stoccati per qualche mese prima di subire l’espansione. Per l’espansione i granuli vengono posti in una camera con una parete mobile. Viene soffiato dentro vapore acqueo a circa 120-130 °C provocando il rammollimento della plastica e il successivo rigonfiamento dovuto all’ebollizione del pentano imprigionato nel polimero.

Quando si usa un eps

Il materiale isolante in EPS nel settore edile viene usato principalmente per isolare la nostra casa e mantenerla calda. In altre occasione ho avuto la possibilità di descrivere questo materiale e anche di confrontarlo con altri materiali.  I’isolante in EPS non fa miracoli e di conseguenza deve essere abbinato ad altri materiali per ottenere delle ottime prestazione della nostra casa.

Forse il sistema più usato per isolare la casa con questo materiale è il cappotto termico in EPS. Forse possiamo considerarlo anche il più economico tra i tanti materiali in commerci per realizzare un cappotto termico esterno.

Il cappotto termico in eps

Un cappotto termico va sempre considerato nell’insieme della muratura e per fare questo dobbiamo conoscere pregi e difetti. Per fare questo dobbiamo ricercare i dati tecnici dei singoli materiali. Nel caso del cappotto termico in eps possiamo stimarli così:

L’isolamento in eps isola circa 0.035 W/mK

Sfasamento materiale isolante eps circa 1,70 ore

Attenuazione materiale isolante eps circa 0.6

Se hai letto i precedenti articoli sull’efficienza energetica di una casa risalta subito i due dati di sfasamento e attenuazione, che dovranno essere corretti con una muratura con determinate caratteristiche.

Alcuni importanti accorgimenti

Per realizzare un buon cappotto termico in eps dobbiamo avere più di qualche accorgimento, è qui che una buona impresa edile si distingue. Le partenze ormai dovrebbero essere parte “forgiata” nel dna  di ogni impresa edile, altro particolare da considerare sono gli angoli delle finestre.

Qui in provincia di Treviso si continua realizzare cappotti senza considerare il tipo di collante e la situazione di umidità che è sottoposto una casa. Se abbiamo una risalita d’umidità un capotto termico in eps non è la soluzione ideale.

Ultimo consiglio e sicuramente il più banale: affidatevi a imprese edili competenti. Con questo ultimo consiglio vi saluto e vi ringrazio per aver letto questa mia condivisione su un tema a me tanto caro.

Condividi questo articolo:

Share on facebook
Share on google
Share on twitter
Share on linkedin