La ventilazione naturale 2° parte

Ed eccoci al secondo articolo della ventilazione naturale, nel primo articolo della ventilazione naturale facevo una piccola introduzione, portando degli articoli correlati all’argomento e, dato molto, la ricerca fatta da Seppanen e Fisk nel 2002 dove dimostrava la pericolosità sulla salute di una ventilazione errata o inesistente.

Vuoi leggere il primo articolo sulla ventilazione naturale?

 

Nella progettazione della ventilazione naturale, per la difficoltà e per avere la certezza di rispettare tutti quei parametri per il benessere e la salute delle persone, si installano dispositivi meccanici; da non confondere con la ventilazione meccanica controlla. Questi dispositivi sono estremamente semplici e possono essere  ventilatori che forzano l’uscita dell’aria, o meccanismi di aperture a determinati orari o tramite sensori.

 

La ventilazione naturale trae principalmente origine da due diversi fattori che contribuiscono al “movimento” dell’aria: il gradiente termico e il gradiente anemologico.

Il gradiente termico

Per il gradiente termico si intende la differenza di temperatura dell’aria esistente tra diverse zone dell’edificio comunicanti tra loro attraverso una rete di aperture, quali porte e finestre. Come molti sanno, senza addentrarci sulla fisica più pura 🙂 , l’aria calda è più leggere dell’aria con temperature più basse. Questo crea un movimento dell’aria all’interno dell’edificio e con l’esterno.

Il gradiente anemologico

Il gradiente anemologico è causato dall’incidenza del vento sull’edificio. Il vento giunge infatti sulle facciate in diversi modi: le parti dell’edificio direttamente esposte all’aria subiranno la pressione del vento trovandosi quindi in sovrappressione, mentre gli altri lati saranno caratterizzati da condizioni di depressione dovute alla scia causata dall’edificio stesso.

A questo punto dovremmo parlare anche dei camini di ventilazione, ma sarà trattato in un altro articolo

Il funzionamento dei sistemi di ventilazione naturale è connessa alle caratteristiche climatiche esterne che sono variabili; ne deriva che la portata di ventilazione non sono facilmente calcolabili.

Per precisare questo concetto si osservi che se la differenza di temperature tra interno ed esterno e la pressione, tendono a zero anche la portata d’aria di rinnovo tende ad annullarsi.

 

Uno dei motivo della difficoltà per lo sviluppo della ventilazione naturale è a livello pratico, se il mio progetto tiene conto dell’apertura delle finestre per rispettare la ventilazione nella pratica non ho la certezza che l’inquilino le apra a sufficienza. A questo punto potrei considerare dei fori d’entrate e fori d’uscita, con conseguente perdita di benessere all’interno dell’ambiente, correnti d’aria indesiderate, ecc .

Un ulteriore problema è rappresentato dal collaudo degli impianti di ventilazione naturale, cioè dalla verifica delle reali prestazioni per stabilire se esse siano sufficienti con i requisiti progettuali proposti: il ricorso alla verifica mediante metodo di calcolo normati o regolamentati, ove disponibili, può costituire una valida soluzione.

Strumenti per la ventilazione naturale

La previsione dei flussi d’aria instaurati dalla ventilazione naturale tramite fori si avvale di strumenti di calcolo caratterizzati da accuratezza e sforzo progettuale assai diversi. I modelli più semplici sono chiamati modelli semi-empirici.

Appartengono a questa categoria i metodi raccomandati dal British Standard BS 5925:1991 o dell’ Ashrae. Tali metodi di calcolo hanno il vantaggio di poter essere eseguiti manualmente ma a causa delle loro ipotesi semplificatevi, come l’assenza di partizioni interne all’edificio, l’accuratezza dei risultati è inferiore a quella che si otterrebbe utilizzando metodi più complessi.

Siamo giunti alla conclusione della seconda parte della ventilazione naturale, come vedete il tema della ventilazione è estremamente complesso e vasto. Nel prossimo articolo parlerò dei fattori da considerare della ventilazione naturale negli edifici.

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